In Piazza della Libertà, verso Via Ghega, c’è Palazzo Kalister, costruito in stile eclettico nel 1879 dall’architetto Giovanni Scalmanini (anche se in tempi recenti è stato attribuito all’architetto Theophilus Hansen) mentre le decorazioni sono opera di Luigi Zabeo.
Nel 1881, durante lo scavo delle fondazioni, emersero mattoni e mosaici di epoca romana, che furono inglobati nella costruzione, inaugurata nel 1882.
L’area sulla quale fu costruito l’edificio all’epoca si chiamava Piazza della Stazione, ed era un vasto piazzale sorto in concomitanza con l’arrivo della ferrovia nel 1878.
Il Palazzo fu costruito per Francesco Kalister, originario di Postumia imprenditore nel settore del tessile, nipote di Giovanni Janez Kalister (1806-1864), il primo finanziatore dei circoli culturali sloveni e figura importante della comunità slovena, ricco commerciante e borsista figlio di contadini che costruì un patrimonio economico in 3 decenni.
L’origine della sua fortuna ha alimentato un mito secondo cui una mattina corse alla Borsa, allarmato da alcune notizie poco tranquillizzanti che venivano dalla Crimea, stava per scoppiare uno scontro internazionale, e senza parlare con nessuno all’apertura della trattazione dei titoli vendette tutto il suo capitale, creando il panico.Verso mezzogiorno però ricomprò tutto per molto meno, l’inizio di un’ascesa.
Francesco Kalister fu un appassionato collezionista di quadri e acquerelli, ma la sua raccolta fu venduta all’asta nel 1908. La maggior parte del piano terra era occupata da magazzini, i primi due piani ospitavano l’abitazione della famiglia Kalister, il terzo piano era adibito ad uffici, mentre il quarto piano costituiva l’alloggio della servitù.
L’edificio ha una pianta rettangolare costruita intorno ad un cortile, mentre sul lato posteriore, verso via Udine, c’è il giardino che ospitava piante rare e costose.
La maggior parte del piano terra era occupata da magazzini, i primi due piani ospitavano l’abitazione della famiglia Kalister, mentre il terzo piano era adibito ad uffici e il quarto costituiva l’alloggio della servitù.
Dal portone d’ingresso si accede ad un atrio ottagonale che porta allo scalone marmoreo di rappresentanza. Sulla facciata ci sono tre ordini di balconi, di cui l’ultimo è decorato da quattro figure femminili in trono, allegorie delle arti, Poesia, Pittura, Musica e Architettura.
Il pianoterra presenta delle aperture ad arco a tutto sesto, le chiavi di volta degli archi centrali sono panduri, quelli laterali sono a forma di conchiglia, mentre il portale principale, al centro della facciata, presenta una testa di leone. Le intelaiature delle finestre e alcune parti della facciata sono ornate da motivi decorativi di ispirazione greca, mentre l’interno è arricchito di numerosi affreschi.
In cima al palazzo, sul bordo, è visibile il monogramma di Francesco Kalister, con la F e la K intrecciate tra loro.
Il Palazzo fu anche oggetto di critica in un articolo della stampa, dove su definito esempio “del modo in cui si fabbrica oltre Alpi sui disseppelliti modelli greci”.
La storia (o mito) vuole che il nonno di questo ricco personaggio,fece fortuna ascoltando una notte due soldati sbandati che parlavano tra loro di un tesoro nascosto. EWgli li precedette e davvero lo trovò diventando cos’ il capostipite deo noti Kalister.
Ah mi dispiace..per i cari amici Friulani,ma palazzi così, e strade tanto ampie, non ne hanno(siccome uno di Udine guardava la nostra Trieste in modo interrogativo)ho dovuto dirglielo!
Il senso di unità della vostra regione è pallido come il colore del ghiaccio antartico…