In Piazza Vittorio Veneto, al numero 1, fa mostra di sé il Palazzo delle Poste e Telegrafi, inaugurato nel 1894 e costruito per volere dell’Impero Asburgico che con l’aumentare dei traffici portuali vedeva la necessità di un nuovo ufficio postale.
La progettazione venne affidata all’architetto austriaco Friedrich Setz, che si ispirò al palazzo di Giustizia di Vienna, sia per quanto riguarda l’aspetto esterno che la suddivisione degli spazi interni con l’atrio e la copertura in vetro centrale e fu costruito sul terreno precedentemente occupato dal Palazzo della Dogana.
La costruzione durò 4 anni e fu difficile soprattutto per quanto riguarda le fondazioni, infatti il palazzo poggia su 5000 pali di legno, questo dovuto al fatto che fino al 1791 lì vi erano delle saline.
Il palazzo, di 7.100 metri quadrati, venne concepito fin dall’inizio per ospitare sia gli uffici postali sia quelli della finanza, per cui l’interno è strutturato in due corpi distinti, ognuno da 3.500 metri quadrati, con ingressi separati rispettivamente in piazza Vittorio Veneto per le poste e Largo Panfili per la finanza mentre sulle vie laterali si aprono i portoni per il transito dei carri postali che portano ai cinque cortili interni. Gli uffici necessari al funzionamento della Posta furono posti al secondo piano, al quale si accede tramite uno scalone sito in fondo al vestibolo superiore. Qui fu posta la Direzione delle poste e dei telegrafi, gli uffici della contabilità, il servizio giornali e gli uffici delle corrispondenze ufficiali, mentre al terzo piano vi erano uffici interni del telegrafo e al quarto piano quelli del telefono.
L’edificio è uno dei maggiori esempi di stile eclettico in città, tipico degli edifici pubblici austriaci dell’epoca, il piano terra ed il mezzanino presentano su tutti i lati uno zoccolo in pietra viva del Carso, seguito da una zona rivestita a bugnato di cemento mentre i piani superiori sono rivestiti di conci levigati e appiattiti. Il primo ed il secondo piano, al centro, presentano sei colonne intervallate da grandi finestre timpanate, mentre all’ultimo piano troviamo delle bifore intervallate da sei statue che rappresentano la Navigazione, la Ferrovia, il Commercio, la Viticultura, l’Agricoltura, e l’Industria.
Su Largo Panfili, come già detto, con facciata uguale all’edificio delle Poste, troviamo il Palazzo dell’Intendenza della Finanza con l’orologio in cima, l’anno di costruzione e sei statue, queste però raffigurano Coniazione, Commercio, Industria Mineraria, Fisco, Economia e Stato. All’interno del palazzo, nell’atrio, c’è una lapide in latino:
“Abbattuto dalle fondamenta il secolare edificio che Maria Teresa e Giuseppe II Augusto, avendo incrementato dunque il commercio per i loro popoli eressero a comune vantaggio della nostra patria, Leopoldo Cesare inaugurò il primo maggio 1791; questo nuovo palazzo, rinato per un migliore destino e in forma migliore, Francesco Giuseppe I piissimo sancì che fosse allestito e condotto a termine in sede più ampia, nell’anno della recuperata salvezza 1894. Questo verrà tramandato alle generazioni future.”
Si può ammirare in sommità una grande cupola a forma di calotta tronca al centro della quale è collocato un abbaino delimitato da due erme e con un orologio, al di sopra dell’abbaino è posta una statuetta di postiglione e al di sotto dell’orologio si legge l’anno di costruzione 1894 in cifre romane, sotto di esso, ora scomparsa, vi era la scritta “K.K POST-U TELEGRAFEN ANSTALT – I.R. POSTA E TELEGRAFO”. Agli angoli del palazzo vi sono due piccole cupole.
Degni di nota sono i “Puttini Postini“, posti sui timpani delle due entrate laterali di via Milano e via Galatti.Uno ha in capo il berretto tipico degli ufficiali postali austro-ungarici; con la borsa a tracolla semiaperta è immortalato nell’atto di consegnare due lettere, mentre l’altro suona la trombetta ed impugna la frusta del postiglione.
All’interno si apre un atrio spazioso con una copertura in vetro, originariamente decorata con emblemi postali, aquile imperiali e bordure, distrutta da un bombardamento aereo del 1945, da cui parte un grandioso scalone in pietra viva con balaustrata a colonnini che da accesso al vestibolo superiore. Al primo e al secondo piano vi sono due lunghi corridoi con 16 sportelli postali dell’epoca, con il soffitto ad arcate a crociera, decorato con emblemi, fregi e stemmi dell’Impero e di tutte le sue provincie.
Il pavimento originale era in piastre di vetro circondato da bordure verdi e fregi bianchi, andato distrutto durante la seconda guerra mondiale. Dalle arcate del primo piano si alzava la statua alta due metri in marmo di Laas, dell’Imperatore Francesco Giuseppe, infranta al crollo dell’Austria nel 1918. Sulla parete sopra lo scalone che conduce al primo piano vi erano tre dipinti ad olio di figure femminili, inseriti nelle loro nicchie e illuminati dalla luce filtrata dalla copertura in vetro, raffiguravano l’Austria al centro, la Posta a destra e il Telegrafo a sinistra. Nel 1992 “La Posta” fu messo nella nicchia centrale in occasione del centenario del Palazzo.
Oggi è sede degli uffici postali e del Museo postale e telegrafico della Mitteleuropa. Il museo espone la storia del servizio postale nella zona Mitteleuropea ed è visitabile dal pubblico dal 1997. La sua gestione è nelle mani delle Poste Italiane e del Comune di Trieste. All’entrata è possibile ammirare un pezzo della nave laboratorio Elettra creata da Guglielmo Marconi, le cui parti sono sparse in altri monumenti cittadini, è visitabile anche la stazione fototelegrafica P.T. di TRIESTE inaugurata il 1° gennaio 1953, una fra le prime in Italia, inoltre è stato ricostruito un ufficio postale d’epoca con mobili ed attrezzature postali di matrice magiara, già appartenuti alla Posta Reale Ungherese della fine del secolo scorso.
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La fontana davanti al palazzo ha una altra storia ,sembra che fu eretta in fretta e furia dalla comunità Italiana prima che fosse eretta una a Francesco Giuseppe,e a testimoniare tale evento,guardando uno dei tritoni che solleva l’enorme valva,si noterà che il dito medio è messo in una data posizione che significa…..nettamente (uno sfottò)
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