L’imponente edificio che fa mostra di sé in Riva Ottaviano Augusto, angolo Via Cesare,
è la Stazione di Campo Marzio, nata con il nome di Triest Staatsbahnhof (Trieste Stazione dello Stato) per distinguerla dalla Stazione della Ferrovia Meridionale (l’attuale Stazione Centrale), costruita nel 1901 dall’architetto delle ferrovie austriache Robert Seeling e inaugurata da Francesco Ferdinando nel 1906 prima di morire a Sarajevo.
Si trattava di una stazione di testa che serviva le seguenti linee:
• Linea delle Rive:
Campo Marzio – Centrale (1887-1981)
• Linea Val Rosandra:
Trieste – Erpelle – Cosina (1887-1959)
• Linea Parenzana:
Trieste – Buie – Parenzo (1902-1935)
• Linea Transalpina:
Trieste – Salisburgo – Vienna (1906-1945)
L’edificio andava a sostituire la precedente piccola stazione di Sant’Andrea, composta da sei binari, un edificio per i viaggiatori, un magazzino e un deposito, costruito nel 1887 dalle Ferrovie di Stato austriache (kkStB) per ridurre la propria dipendenza dalla rete privata della Südbahn (Linea Merdionale), quindi aprirono la linea ferroviaria ferrovia Trieste-Erpelle dotando la città di una seconda stazione e raccordata con un binario (Linea delle Rive) alla stazione Centrale. Nei primi anni del Novecento fu costruita la Linea Transalpina e il porto nuovo con conseguenti lavori di interramento nella zona compresa tra la Lanterna e l’Arsenale del Lloyd, questo rese necessario la costruzione di una nuova stazione più grande.
La nuova stazione, inaugurata nel luglio del 1906, era dotata di 24 binari, di una tettoia viaggiatori e di uno scalo merci con due vasti magazzini serviti da binari coperti. Tra il fabbricato viaggiatori ed i magazzini venne sistemato il piazzale a scartamento ridotto della “Parenzana” con le relative attrezzature. Fu anche realizzato un deposito locomotive con rimessa a dieci binari, servita da una piattaforma girevole di 18 metri.
La struttura della stazione è caratterizzata da una pianta a “U”, con la facciata principale su Riva Ottaviano Augusto, verso il mare, costituita da due corpi laterali di tre piani e un corpo centrale leggermente arretrato, le facciate sono tipicamente liberty e presentano ampie vetrate interrotte da una tettoia in ferro.
Nei corpi laterali semicolonne in stile neorinascimentale fiancheggiano le finestre centrali, mentre sul tetto corre una balaustra con pilastri ornati da cartigli agli angoli. Il corpo centrale presenta al pianterreno decorazioni vegetali sotto ai frontoni delle finestre, mentre al centro si eleva un timpano a semicerchio sormontato da un decoro a conchiglia.
Nel lato su via Giulio Cesare l’ingresso principale è sormontato da un elemento scultoreo in stucco a rilievo raffigurante una ruota fiancheggiata da due ali, a simboleggiare la Ferrovia mentre ai lati dell’arco sono presenti due stemmi incorniciati raffiguranti, uno l’alabarda di Trieste e uno lo stemma sabaudo (chiaramente di epoca posteriore), vi sono poi un’ampia finestra termale fiancheggiata da due torrette, inoltre alcune finestre del piano terra presentano decorazioni vegetali scolpite.
Nel 1921, le Ferrovie Italiane cambiarono la denominazione della Stazione con quella attuale di Campo Marzio e nel 1942 venne rimossa la grande volta in ferro e vetro che proteggeva le testate dei binari, simile a quella della Stazione Centrale di Milano, nel corso della raccolta del “ferro alla patria” che aveva caratterizzato il periodo bellico.
Nel primo dopoguerra, pur essendo uno scalo di grande capacità e moderno, l’importanza della Stazione diminuì: da un lato era venuta a cessare la sua funzione di concorrenza nei confronti della Ferrovia Meridionale (che all’epoca dell’inaugurazione era gestita da una società privata, mentre ora l’intera rete apparteneva alle Ferrovie dello Stato), dall’altro i nuovi confini avevano mutato gli equilibri economici e le direttrici del traffico.
I servizi viaggiatori a lungo percorso diminuirono sino a cessare del tutto con la seconda guerra mondiale, infatti nel 1935 venne chiusa la Parenzana, nel 1945 la Transalpina e, nel 1959 la linea per Erpelle, l’ultimo servizio passeggeri.
Gli edifici vennero lasciati in degrado fino all’8 marzo 1984, quando si decise di aprire
il Museo Ferroviario di Trieste Campo Marzio e di restaurare il complesso.
Il museo è dedicato alla storia delle ferrovie e i relativi mezzi di locomozione, personale, sistemi di manutenzione e gestione, è uno dei pochi in Italia completamente dedicati alle “strade ferrate” e l’unico ospitato all’interno di una stazione ferroviaria.
La collezione, opera di donazioni di privati cittadini, è una vera “testimonianza storica” di un periodo che va dalla prima metà dell’800 alla prima metà del ‘900 e comprende, oltre a locomotive, carrozze e tram d’epoca alcuni ancora funzionanti, cimeli storici di vario tipo, segnaletica d’epoca, fotografie di mezzi e stazioni del periodo asburgico e la ricostruzione di una biglietteria dei primi del’900 e dell’ufficio del capostazione, il tutto in varie sale dell’ala un tempo dedicata ai passeggeri e nel primo salone, quello principale, decorato in stile liberty.
Un vero e proprio tuffo nel passato nelle sale d’aspetto con le stufe originali in maiolica, la piumata feluca del primo capostazione, montagne di cimeli e un secolo di vaporiere schierate all’esterno.
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Lo stemma che affianca quello di Trieste non è sabaudo, ma è l’insegna della città di Vienna. Coevo all’altro
Bella ricerca, belle foto. Ci sono stata anni fa apposta e so la storia. La mia mamma abitò a stazione Trieste Campo Marzio essendo figlia di ferroviere,prima del1940.Cari saluti,buon lavoro.Marina