Via del Canal Piccolo

Via del Canal Piccolo, la piccola strada che corre da piazza Tommaseo a Piazza della Borsa prima di diventare Corso Italia, deve il suo nome al Canal Piccolo che qui fu interrato.
Il Canal Piccolo partiva dalla Riva Carciotti (ora Riva Tre Novembre) fino alla Piazza Vecchia, venne interrato nel 1749  dalla Portizza a Piazza Vecchia , nel 1798 un’ altra parte venne interrata per la costruzione del Palazzo della Borsa e l’ultima lunga appena 24 metri nel 1818.

Prima dell’interramento delle saline e della creazione del Borgo Teresiano erano due i canali navigabili che servivano d’acqua le saline, il Canal Grande, che esiste ancora, e il Canal Piccolo (o del vino, o della Portizza) completamente scomparso.
Era una via d’acqua assai frequentata e trafficata, i commercianti della zona infatti lo utilizzavano per far arrivare a bordo delle imbarcazioni le mercanzie più disparate fino alla piazza del mercato (attuale Piazza Vecchia). Il canale era attraversato da due ponti di legno su cui erano poste due statue; sul primo San Giovanni Nepomuceno, mentre sul secondo San Floriano, entrambe rimosse per volontà del Comune nel 1749.

 

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Casa dei Giuliani

image_screAl civico 12 di Via Malcanton c’è la Casa dei Giuliani, una delle 13 casade di Trieste.
I Giuliani, antica famiglia patrizia (il primo documento che li nomina è del 1298), possono essere considerati i fondatori del popolarissimo rione di San Giacomo, zona nella quale erano proprietari di estesi terreni e dove fu fatta erigere ai primi del Seicento una cappelletta in onore dei Santi Giacomo e Rocco per essere scampati miracolosamente alla terribile pestilenza del 1600.
L’antichissima casa dominicale fu fatta costruire nel 1459 dal patrizio Bartolomeo de Giuliani come abitazione per sé e per i suoi eredi, come attestato da una epigrafe incastonata sulla facciata principale.
Nel 1660, in occasione della visita a Trieste dell’imperatore Leopoldo I, nella casa soggiornò l’Arcivescovo di Colozca, cancelliere d’Ungheria, che faceva parte del seguito del regnante.
Nel 1727 l’immobile fu restaurato per opera di Didio de Giuliani, come attestato da un secondo stemma con iscrizioni e la parte destra dell’edificio fu ricostruita a quattro piani.
Fino al 1938 in una sala d’angolo al terzo piano erano visibili degli affreschi, distrutti durante lavori di risanamento.
Sulla facciata sono presenti due insegne:

Uno scudo con l’aquila araldica della casata dei Giuliani sormontato da un’altra aquila e circondato da elementi vegetali.
Sotto lo stemma l’epigrafe recita:
IC. XC. BARTHOLAMEVS IULIANVS VIR. C. AEDES HAS FIERI FECIT SIBI ET SUIS MCCCCLVIII IMP. FED. III CAES. AVG.

“Gesù Cristo, Bartolomeo Giuliani., uomo egregio fece fare questa casa per sè e per i suoi eredi nel 1459, sotto l’imperatore Federico II Cesare Augusto.”

 

Uno scudo con l’aquila araldica affiancato nella parte inferiore da motivi vegetali.
Sotto lo stemma l’epigrafe recita:
DIDIUS IUL. ORD. PAT. MIL. VRB. PREF. HAS AEDES RENO. A.D. MDCCXXVII IMP. CAR. VI CAES. AVG.

“Didio Giuliani dell’Ordine dei Patrizi, comandante delle milizia urbane, restaurò questa casa nell’anno del Signore 1727, sotto l’imperatore Carlo VI Cesare Augusto.”

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Via Malcanton

 

ft-ts-malcanton_12658via-malcanton-1Via Malcanton deve il suo nome alla presenza in questa strada, fino al 1753, delle mura dell’antica Trieste che proprio qui formavano un angolo o “canton” in dialetto.
Ormai ridotte in rovina, alquanto basse e con pietre sporgenti, venivano scavalcate con molta facilità, per cui erano diventate il ritrovo di malviventi che potevano facilmente scappare con questo stratagemma alle forze dell’ordine, infatti di notte nessuno vi passava poiché era molto alto il rischio di essere derubati senza ricevere soccorsi in tempo utile e proprio per questa fama la via diventò “Malcanton
Al civico 10 c’è la Casa dei Giuliani, una delle 13 casade di Trieste.

 

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Civico Monte di Pietà

ft-trieste-pellico_n4196Il Palazzo del Civico Monte di Pietà venne eretto tra l’ottobre 1902 e l’agosto 1905, su disegno dell’ingegnere Giorgio Polli e la sua costruzione comportò la demolizione della precedente “Casa del Monte Verde”.
Il primo Monte di Pietà di Trieste fu fondato nel 1641 e ospitato, fino al 1846, nella sagrestia della Chiesa della Beata Vergine del Rosario, per essere poi trasferito nell’ex ospedale comunale sul colle di San Giusto in una posizione poco accessibile, per cui il Comune decise di trasferire l’istituto nell’attuale via Silvio Pellico, un tempo denominata Borgo della Fornace.
cpu-crt06aIl 20 luglio 1900 venne quindi deliberato l’acquisto della casa e del giardino detti del “Monte Verde”, di proprietà della famiglia Marenzi, allora trattoria e luogo di riunioni politiche, venne demolita e l’ottobre 1902 cominciò la costruzione dell’attuale palazzo, dopo le visite dell’Arch. Polli ad edifici con la stessa funzione a Vienna, Graz e Lubiana.
La gestione del Monte di Pietà fu tenuta fino al 1929 dal Comune di Trieste per poi passare successivamente alla Cassa di Risparmio di Trieste.
image_screIl palazzo ha 1200 mq ed è composto da cinque piani, il pianoterra, elevato, ospita la sala per gli incanti e gli uffici con la copertura del vestibolo in ferro e vetro, mentre nel salone centrale, decorato con motivi artistici, è presente la scultura raffigurante la Pietà di Giovanni Mayer del 1904. Al primo piano trovano posto invece la direzione e i depositi per i pegni preziosi.
La facciata è contraddistinta da elementi classicheggianti e da componenti di origine nordica mentre le due parti laterali del prospetto sono caratterizzate da una cornice che divide il primo piano dalla parte superiore decorata con triglifi e tondi e finestre timpanate al secondo piano. La parte centrale della facciata presenta ampie finestre fra lesene di ordine ionico, mentre alcune finestre del primo e dell’ultimo piano sono tripartite da colonnine in pietra.
via-silvio-pellico-3A coronamento della facciata è collocata un’ iscrizione scolpita nella pietra “Civico Monte di Pietà”, mentre sotto il bordo del tetto corre una cornice a dentelli.
Il tetto infine culmina con delle terrazze con parapetto in pietra nelle parti laterali della facciata e una cornice con decorazioni geometriche in pietra nella parte centrale.

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Palazzo delle Ferrovie

05nv6In Piazza Vittorio Veneto (allora Piazza della Dogana), davanti al Palazzo delle Poste si trova il Palazzo delle Ferrovie, costruito nel 1895 su progetto dell’architetto Raimondo Sagors per l’allora Istituto Pensioni degli impiegati del Lloyd Austriaco, passò nel 1913 all’Imperiale Regio Erario per l’amministrazione delle Ferrovie austriache e dopo la Prima Guerra Mondiale divenne la sede delle Ferrovie dello Stato italiano.

9985290Il palazzo, in stile rinascimentale, è costituito da cinque piani con accesso principale su Piazza Vittorio Veneto, secondari su Via Milano, Via Filzi e Via Galatti.
La facciata principale ha un rivestimento a bugnato per i primi due piani, mentre i tre piani superiori sono trattati ad intonaco. Il piano terra presenta una serie di aperture ad arco a tutto sesto, invece le finestre del piano nobile sono arricchite da un timpano triangolare. La facciata presenta una parte centrale con colonne poste su piedistalli alternati a balaustre in pietra e sopra le finestre dell’ultimo piano si trovano dei motivi vegetali e nastri con mensoloni decorati da teste a sostegno della balaustra, collocata sulla sommità dell’edificio c’è una targa con inciso in numeri romani l’anno di costruzione, 1895.

FT trieste-vittorio-veneto_4Prima di passare allo Stato italiano ospitò i consolati di Argentina, Norvegia e Portogallo, società armatrici come Adria, Veneta, Florio e Rubattino, le case di spedizioni American Express di New York, la Schenker e la Boemia, numerose associazioni dopolavoristiche, il comando della Milizia Ferroviaria e un Pronto Soccorso della Croce Rossa Italiana e alcune attività commerciali tra cui il negozio di Ignazio de Brull, mentre nella parte posteriore dell’edificio in epoca fascista c’era il Teatro del Dopolavoro Ferroviario, diventato Cinema Vittorio Veneto, inaugurato nel 1949.
A tutt’oggi l’edificio ospita gli uffici delle Ferrovie dello Stato.

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La Grande Trieste 1891 – 1914. Ritratto di una città

Immaginewww.lagrandetrieste.it

#grandetrieste

Si  è aperta ieri la mostra “La grande Trieste 1891 – 1914. Ritratto di una città“, realizzata e promossa dal Comune di Trieste, con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, della Fondazione CRTrieste e delle Assicurazioni Generali.

10959875_509580229182469_6607816248281601425_oSi tratta di un percorso, una passeggiata, che immerge il visitatore, attraverso un mix di fotografie e oggetti di valore – provenienti dal cospicuo patrimonio dei Musei civici (Musei di storia ed arte, Museo Revoltella, Musei Scientifici), della  Biblioteca Civica e della Biblioteca Nazionale Slovena, nonché dall’archivio storico delle Assicurazioni Generali – nell’atmosfera della città negli anni precedenti lo scoppio della prima guerra mondiale, che per la Trieste Austro-Ungarica è coinciso, forse più che altrove, con il passaggio tra la città ottocentesca e la città moderna.

Vicende, personaggi, progetti, opere, storie di una città a cavallo di due secoli in un allestimento innovativo che racconta la trasformazione di Trieste in un’epoca storica cruciale, ma anche la bellezza e l’unicità di una città che ha sempre vissuto a cavallo fra multiculturalità e sviluppo, porta dell’oriente e punto fermo dell’occidente.

10955216_509579909182501_6822922512497012249_oLa grande Trieste” cerca di descrivere, almeno per cenni, ciò che lo scoppio della guerra ha significato per Trieste, la fine di un’epoca e la sua archiviazione, cerca di interpretare la città scegliendo di mettere a fuoco un periodo importante della sua storia, in cui il susseguirsi degli eventi convive con lo sviluppo economico e le tensioni sociali, la vivacità culturale e la povertà, le lotte politiche e la mondanità. Un mondo che si dissolve bruscamente con la Grande Guerra lasciando dietro di sé una lunga scia di rimpianti. E anche tanti frammenti di vita nei musei cittadini

imageL’accesso alla mostra consente fin da subito una visione complessiva del piano espositivo (2.000 m2 di superficie), che si articola in un percorso circolare, lungo il quale il visitatore viene stimolato ad approfondire le informazioni relative alla vita del periodo di riferimento (grazie a 300 fotografie).
Alcuni dei principali fatti di cronaca, anche di grande impatto emotivo, sono ricordati con una serie di gigantografie sospese: sedici grandi pannelli fotografici (da 300 x 200 cm) che riproducono immagini dell’epoca scelte dalla collezione della Fototeca dei Musei civici di storia ed arte.

10911482_509580015849157_8320722874799931829_oSu altre superfici, sempre di grande dimensione, è testimoniata la straordinaria importanza che la letteratura ha rivestito per Trieste, attraverso il ricordo di brani e citazioni di diversi autori (fra i quali Carolus L. Cergoly, Scipio Slataper, James Joyce, Carlo Marchesetti) scritti nelle lingue originali, che costituiscono una narrativa di supporto a tutta la mostra.
Le dieci Sezioni – ospitate lungo le due navate laterali della ex Pescheria, arricchite da riproduzioni fotografiche, dipinti, oggetti, modelli ed altri materiali provenienti da 7 istituzioni culturali – sono così intitolate:

    • Sotto il segno degli Asburgo
    • La città immediata dell’Impero
    • La capitale dell’Adriatico asburgico
    • Proiezioni marittime della “Grande Trieste”
    • Scatola magica – luoghi della musica e dello spettacolo
    • La Trieste slovena
    • Sguardi sulla città
    • Nascita dell’archeologia
    • Arte a Trieste tra Monaco e Venezia – Una nuova e diversa scintillazione
    • Assicurazioni Generali: Trieste fulcro di una leva internazionale

VISITA in ANTEPRIMA (2)

Dietro le quinte: Numeri e curiosità
2.000 m2 di superficie da allestire in un volume di 29.000 m3
7 istituzioni culturali coinvolte
1.200 ore di lavoro di allestimento in sala
13 chilometri di cavi nautici, in 8 colorazioni diverse, utilizzati per l’allestimento aereo
300 fotografie stampate ad alta qualità, su supporto durevole per un totale di 300 m2
50 metri lineari di bacheche del Comune di Trieste, appositamente restaurate

Informazioni:

8 febbraio/3 maggio 2015
ex Pescheria – Salone degli Incanti – Riva Nazario Sauro 1 – Trieste

Orario:
da lunedì a giovedì dalle 11 alle 19
venerdì e sabato dalle 11 alle 21
domenica e festivi dalle 10 alle 19

Ingresso:
intero € 6,00, ridotto € 4,00, gratuito fino a 14 anni
(previste forme di agevolazione per la visita congiunta alla mostra e ai Musei Civici)
Visite guidate
prima visita: domenica 8 febbraio 2015 – ore 16
visite successive: tutte le domeniche – ore 11

Contatti:
info@lagrandetrieste.itwww.lagrandetrieste.it
Facebook La grandeTrieste – Twitter @LaGrandeTrieste  – Instagram @LaGrandeTrieste
Hashtag della mostra: #grandetrieste


 

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I Garofolini

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Lungo le rive del Canal Grande resistono ancora le ultime bitte settecentesche chiamate “garofolini”, monoliti di pietra bianca del Carso alti un metro e infissi nel terreno per il doppio a cui si attraccavano i velieri, infatti la forma a “fungo” serviva per evitare che le gomene si sciogliessero.

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Palazzo della Croce Rossa

FT trieste-francesco-poliambIn via San Francesco 3 si trova il Palazzo della Croce Rossa, conosciuto come “Ex Sanatorio”, ovvero quello che fu la sede della Poliambulanza e della Guardia Medica.
Il grande incendio del Ringtheater di Vienna nel 1881 causò la morte di centinaia di persone e mise a nudo una grave carenza, ovvero la mancanza di un pronto soccorso, che nacque ad opera del Barone Mundy, con il nome di Società Volontaria di Soccorso.
Anche Trieste quindi all’epoca era completamente disorganizzata nel campo del soccorso sanitario.
Il primo servizio medico continuato fu fatto nel 1883 dal dott. Davide D’Osmo, promotore del Servizio Medico Notturno Permanente, che nel 1886 si trasformò nella più importante Poliambulanza, in seguito all’ultima epidemia di colera in città.

P1010361La Poliambulanza era un’iniziativa privata di un gruppo di medici volontari che garantivano una prima assistenza e il trasporto all’ospedale di feriti e ammalati con speciali carrozze. La prima sede fu in Androna del Moro (inizio Corso Saba) mentre nel 1888 fu dotata di telefono e divenne Guardia Medica.
Nel 1890 il comune donò 500 fiorini per la Società che aveva istituito un servizio di lettighe nelle farmacie ed aveva istruito vigili urbani e pompieri alle prestazioni di primo soccorso, mentre alcuni giovani medici, che avevano frequentato l’Università di Vienna e fatto parte della Società di Volontari del Barone Mundy, portarono a Trieste la loro esperienza, mentre il filantropo viennese donò l’intero arredamento della Guardia Medica, in modo che rispondesse alle esigenze della città.
Nel 1891 l’ambulatorio fisso venne spostato in un magazzino di pietra di Piazza San Giovanni n.6, grazie alle donazioni della cittadinanza. Si alternavano in quei primi tempi 4 medici, mentre il corpo dei lettighieri consisteva di 5 elementi; nel primo mese si registrarono 333 prestazioni, alla fine del 1892 furono 4911 e dopo dieci anni erano salite a 13520.
guardiamedica01La Guardia Medica era una realtà ormai radicata nel tessuto cittadino tanto che nel 1899 la sede fu trasferita nella più ambiziosa nuovissima struttura di via San Francesco dove, ancor oggi, è possibile ammirare lo storico ingresso.
Qui nacque il primo Pronto Soccorso Triestino che dal 1905 prestò cure ambulatoriali a 25 mila pazienti all’anno e ospitava 12 cliniche diverse e mentre le  attività si espandevano sempre più anche il parco vetture si era arricchito ed accanto ai carri ambulanza ed alle lettighe, nel 1906 si videro le prime due autoambulanze di Trieste.
Sempre qui fu fondata la società Policlinico Triestino (oggi SALUS) nel 1925, tra i soci fondatori vi era il fior fiore della classe medica di allora.
Agli inizi degli anni ’30 la Croce Rossa Italiana subentrò alla Guardia Medica diventando proprietaria dell’immobile, trasformandola negli anni ‘70 per accogliere patologie croniche ed attività ambulatoriale, fu chiusa definitivamente nel 1988. Lasciato vuoto da più di vent’anni, ormai ridotto a rifugio per colombi abbandonato e fatiscente, è stato messo all’asta più volte ed ora, venduto, è in attesa di riqualificazione.

triestemoderna9ago177Il palazzo in stile  fiorentino medioevale fu costruito dove una volta sorgeva il Teatro Popolare Mauroner andato a fuoco nel 1876 (non confermato) e a progettarlo fu l’architetto Enrico Nordio.
Ha una superficie di oltre 1333 metri quadrati e si sviluppa su quattro piani (incluso un sottotetto), è dotato di tre portoni di ingresso tutti sistemati sulla via San Francesco e di un cortile un tempo destinato ad ospitare i cavalli che trainavano i “ruotabili” della Guardia medica. I pavimenti sono in doghe in rovere, oppure in piastrelle esagonali di ceramica.

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Palazzo Genel

fd3c97f62a_3634975_medIl palazzo, che affaccia su Piazza Ponterosso, venne realizzato tra il 1876 ed il 1878 su progetto dell’architetto Antonio Bacichi (ma i documenti nell’Archivio Tecnico del comune riportano il nome di Domenico Monti) nel luogo in cui sorgeva la casa settecentesca di Pietro Antonio Rossetti, per il committente Alessandro Genel, ricco commerciante tessile, e i fratelli Felice e Agostino, proprietari di manifatture in via Pozzo del Mare, piazza Vecchia e via Malcanton.

CatturaDai primi del ‘900 il palazzo diventa sede bancaria, nel 1913 ospitò la sede della Banca Anglo-Austriaca mentre nel 1927 venne completamente ristrutturato per ospitare i locali della Banca Commerciale Italiana, poi Banca Commerciale Triestina e infine dal 1938 è sede della Banca Nazionale del Lavoro a Trieste.

palazzo-genelLa struttura, a pianta quadrata, ha cinque piani e le facciate, trattate a bugnato liscio a fasce, presentano un pianoterra con una serie di archi a tutto sesto con massicce inferriate in ferro battuto incorniciati da chiave di volta, mentre gli altri piani presentano undici fori finestra rettangolari arricchiti da cornici in pietra.

 

04xh2Il prospetto su Piazza del Ponte Rosso e quello su Via Cassa di Risparmio sono caratterizzati da un corpo centrale monumentale aggettante con sei colonne ioniche, scanalate e decorate a rilievo e  balconi con balaustre in pietra. Le colonne di ordine gigante sostengono un architrave con decorazioni a motivi floreali mentre a coronamento della facciata c’è una balaustra con sei vasi in stile neoclassico.

All’interno invece è presente una corte quadrata con copertura a padiglione in vetro decorato, il piano terra è costituito da pilastri e archi, con soffitto a voltine di mattoni, uno scalone monumentale, dei gruppi di ascensori e locali blindati.

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Gasometro del Broletto

9'JAll’inizio di Via Svevo si staglia imponente il Gasometro, costruito nel 1901 nell’allora Via Broletto, dal nome della valle omonima, appartenuta alla nobile famiglia Giuliani, e dal 1869 di proprietà di Giuseppe Millanich.
Quest’area dalla prima metà dell’Ottocento è interessata da un forte sviluppo urbanistico di tipo industriale con la costruzione di cantieri ed industrie, come lo Stabilimento navale Adriatico, lo Stabilimento Tecnico Triestino e l’Arsenale del Lloyd.
Sul finire dell’Ottocento l’aumento di consumo di gas sia pubblico sia privato dovuto all’espansione della città, fa emergere l’esigenza di ampliare le strutture già esistenti impiegate in tale produzione (la prima, Usina Comunale del Gas, era già attiva dal 1846), per questo viene programmata la costruzione in località Broletto di un gasometro a tenuta idraulica più nuovo e più grande.
17435826L’ edificio viene realizzato su disegno dell’ingegnere civile Francesco Buonaffi su indirizzo dell’Azienda Comunale Elettricità Gas Acqua di Trieste. La struttura, circolare di pietra e ferro, ha un diametro di 45 m ed è alta 35 m, con una capacità pari a 20.000 mc di gas. Il gasometro è di tipo “a tenuta idraulica” altrimenti detto “a vasca d’acqua” ed è dotato di una cupola con l’interno rivestito in legno, mentre all’esterno presenta numerose finestrelle ed cuna lanterna con ballatoio e diversi motivi decorativi. Sulla facciata sono presenti 14 ampie vetrate a struttura metallica ed un manometro in pietra coronato da una lastra recante l’iscrizione “ADMCMII”.

3557757220_0c97142b11_bSopravvive ai bombardamenti del 1916, rimanendo però inattivo durante la Seconda Guerra Mondiale e nel 1947 viene chiuso. Rispetto ad altre strutture simili, il Gasometro del Broletto non viene demolito ma protetto come bene di interesse culturale, preservando solo la struttura esterna. Nel 2007 fu proposto di recuperarlo come planetario e museo dell’astronomia, ipotesi caduta nel vuoto.

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